I Cimiteri

L'Altare di S. Andrea

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I primi componenti della Nazione Fiamminga e Alemanna di Livorno chiesero al Granduca Ferdinando I di poter erigere un altare dedicato al patrono S. Andrea all’interno della Chiesa della Madonna allora in costruzione. L’autorizzazione formale è datata 13 marzo 1607 e la prima pietra della Chiesa della Madonna venne posata il 25 dello stesso mese. Si dovrà aspettare il 6 giugno 1622, poco più di un mese dopo la creazione dei primi “Capitoli delle Nationi Fiamminga e Alemanna”, per la firma del contratto con i frati della Chiesa della Madonna, che fu rogato dal notaio ser Cesare Martinozzi da Prato. In questa fase iniziale si seppellivano indistintamente sia i cattolici che i protestanti e il Governatore di Livorno aveva lodato esplicitamente “li fiaminghi” di stanza a Livorno perchè vivevano “con molta circospezione”, senza dare “malo esempio” e “senza ostentazione di eretico”.
Intorno al 1625 fu realizzata la pala d’altare di S. Andrea da parte dell’artista fiammingo Giovanni Bilivert e nel 1629 la Nazione fece realizzare un organo che donò alla Chiesa della Madonna. Un’altra donazione importante fu quella della statua dell’Immacolata Concezione realizzata dall’artista François Duquesnoy nel 1643.

Il terreno di Lambert Constant

Intorno al 1610-1620 il Granduca aveva donato un terreno ad un suo ingegnere, Lambert Constant di Liegi. In questo appezzamento si iniziò a seppellire tacitamente i membri protestanti della Nazione e lo stesso Constant vi fu sepolto nel 1648. Quando gli eredi del Constant, i Wattrin, iniziarono a chiedere un compenso per le sepolture nel loro terreno, la Nazione cercò una soluzione alternativa.

Il "Giardino" Olandese-Alemanno

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Pianta dell’Orto del Maglio e del Giardino Olandese.
[Foto: Stefano Villani]

Già intorno al 1640 era stato affittato, a scopo cimiteriale, un terreno in località detta “Palla al Maglio” (nell’area attualmente compresa fra Via Garibaldi e Piazza II Giugno), e per questo nominato “Orto del Maglio” ma, a quanto pare, non venne utilizzato per molto tempo. L’acquisto venne infatti deliberato verso la fine del 1679 ma l’effettiva vendita da parte dei proprietari Gio Battista e Francesco, figli del fu Giuseppe Bini, si concluse solo nel novembre del 1683, per contratto rogato dal notaio L. Andrea di Francesco Bichi. I rappresentanti della Nazione in questo atto furono Gio Van Winckel, Abraham Cappelen e Abraham La Fontaine, coadiuvati dal camarlingo Niccolò Munichoff che pagò il prezzo di 120 pezze da otto reali.
La Nazione iniziò quindi subito a erigere un muro di cinta ma, secondo il principio per cui i cimiteri dei non-cattolici non potevano essere cinti da mura, si registrò la ferma opposizione dell’Arcivescovo di Pisa, che obbligò a fermare i lavori. Una commissione composta da Giacomo Calckberner, Munichoff, Cappelen e Gio Filippo Velz, si recò allora a Firenze, dal Granduca Cosimo III, per ottenere giustizia e protezione. Venne anche mandato un memoriale in Vaticano finché si riuscì ad ottenere un tacito assenso e poi un vero e proprio permesso per la realizzazione del muro solo dissimulando il cimitero nelle forme di “giardino”. I lavori si conclusero nell’estate del 1686 ma non era ancora possibile utilizzare il luogo come cimitero. L’apertura e l’autorizzazione alle sepolture vennero formalmente autorizzate solo nel 1695, dopo che una deputazione composta da Calckberner, Cappelen e Niccolò De Smeth si era recata dal Granduca allora in visita a Livorno e ne aveva ottenuto l’assenso. L’unica richiesta tassativa fu quella di aprire due finestre sul lato del muro che dava sulla strada pubblica e di effettuare i riti “con quiete”.
Ecco quindi che finalmente il “Giardino Olandese” iniziò a funzionare come cimitero ma anche come luogo da visitare per la cura delle piante, anche rare, che vi si trovavano: ne rimangono varie descrizioni di viaggiatori, fra cui la più nota è quella resa da Georg Christoph Martini, detto il “Pittor Sassone”, che lo visitò nel 1725.
L’antico cimitero rimase attivo quindi dal 1695 al 1840, anno nel quale tutti i vecchi cimiteri delle Nazioni vennero chiusi per ordine delle autorità in quanto si sarebbero trovati all’interno della nuova cinta daziaria in costruzione. L’area del “Giardino degli Olandesi” fu venduta però solo negli anni ’30 del Novecento, quando ormai era in disuso da tempo, e alcune delle lapidi più antiche vennero traslate nel nuovo cimitero insieme ai resti che furono depositati all’interno di un ossario apposito.

Il “Nuovo” Cimitero Olandese-Alemanno

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L’iscrizione presso il cimitero che ne ricorda l’apertura nel 1840.

Nel 1840 fu dunque aperto il nuovo cimitero sulla Via Erbosa (oggi Via Marco Mastacchi), acquistato dalla Congregazione insieme alla Nazione Greca-Ortodossa e suddiviso in due aree cimiteriali distinte mediante un muretto con cancellata e casa del custode in comune: quella degli Olandesi-Alemanni ad occidente e quella degli ortodossi ad oriente. Venne incaricato della progettazione l’architetto-ingegnere Olinto Paradossi. Nel 1924 vi venne edificato il tempietto-ossario circolare a cura dell’Ing. Carlo Schiavo nel quale, come accennato sopra, vennero traslati i resti provenienti dall’antico “Giardino”, tra i quali quelli del pittore Jakob Philipp Hackert, del pastore Giovanni Paolo Schulthesius, della Contessa Montz-Sellon, nonna del Conte di Cavour, e molti altri. Tre lapidi all’interno del piccolo mausoleo elencano i nomi delle persone i cui resti riposano ora in quel luogo. Sull’esterno dell’ossario una lapide del 1931 commemora il centenario della Società Svizzera di Livorno. Sul muro di cinta a nord un’altra iscrizione ricorda i nomi delle persone le cui tombe furono distrutte durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

Matteo Giunti
Stefano Ceccarini